"Sapevo che la strada sarebbe stata molto lunga, anzi lunghissima. Non ci sarebbe stata notte senza venti capricciosi, mi promise un inverno un marinaio, ma decisi ugualmente di partire.
Era ormai da tempo che sentivo raccontare che l'Arcipelago Malese contava ricchezze d'ogni specie e tipo, e in particolare nella sua parte occidentale.
Una volta giunta a Giava la strada sarebbe stata poi breve, anche se non meno insidiosa, ma esplorai finalmente le Piccole Isole della Sonda, da Bali a Lombok, Flores, Sumba e Timor sino a giungere alle Isole Tanimbar.
Trovai così, quasi per caso, antiche stampe di rara fama, libri antichissimi di grandissimo valore che i selvaggi serbavano gelosamente presso un tempio interamente di marmo che mi lasciò incredula per i suoi ragionamenti d'architettura.
Il tempio era quotidianamente custodito dai sacerdoti nativi di Sumbawa. Mi giunse voce che si dava peso ad una bizzarra credenza secondo cui le terre di Sumbava non inverdissero e quindi le popolazioni originarie di quel posto avevano l'acqua più pura in corpo e perciò erano meno inclini all'iracondia. In principio non capii neppure, poi scoprìi che per inverdire i selvaggi intendevano che quella strana terra non faceva ossidare il rame se questi veniva sotterrato. E per loro anche l'acqua contenuta negli ortaggi era più pulita.
Questo e altre mille storie ascoltai prima di notte davanti ai loro fuochi". Tante altre ne ascolterò. Per adesso prendo nota.
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